| Intervista al "papà" delle Winx Cartoon all'italiana
"Con le mie fate sfido Disney" di Silvia Brena
Se Winx non vi dice nulla è perché non avete figlie femmine. E se non conoscete Iginio Straffi da Macerata non perdetevi le sette ragioni (e la morale) del successo di questo quarantenne creativo. Che restando in provincia e sposando una manager cosmopolita è diventato global.
Mr. Rainbow, cosa si prova ad essere una delle persone più detestate dalla Disney? Mr. Rainbow, al secolo Iginio Straffi, anni 40, da Macerata, non risponde. Lei non prova proprio niente? «Io preferirei che le persone non pensassero male». Dica la verità. «E va bene, provo un certo orgoglio nell'aver dato fastidio a un colosso. È stimolante». Mr. Rainbow di fastidio alla Disney ne ha dato parecchio. Con la sua azienda, la Rainbow appunto, ha creato dal nulla un vero impero. Di mestiere, Straffi fa il disegnatore. E la sua più grande creazione sono sei fatine di nome Winx, che hanno rubato la scena e l'audience alle rivali di casa Disney, le Witch. Per chi non ha figlie femmine, possono sembrare solo nomi faticosi da pronunciare. Per tutti gli altri, i personaggi usciti dalla fantasia di Straffi e soci sono un vero tormentone. Nonché un grandissimo successo. È l'esempio di come, partendo dal cuore della provincia italiana, e restandovi fortemente ancorati, si possono raggiungere fatturati a molti zeri e notorietà internazionale. In dettaglio, i numeri. La Rainbow è un'azienda che fa cartoni animati e licensing, occupa 50 dipendenti e circa 700 collaboratori, fattura 8,5 milioni di euro. I cui prodotti, tanto per chiarire, sono trasmessi da 130 TV di diversi paesi. Ultimi arrivati, gli americani di Cartoon Network che dal maggio scorso trasmettono le Winx in chiaro in tutti gli Usa. Le Winx sono anche bambole, magliette, astucci, quaderni, giornali. Dal 22 settembre, perfino un musical, il "Winx Power Show" (Cfr. fine artocolo): ed è la prima volta che uno show teatrale prende vita da un cartoon. Insomma la Rainbow, che ha sede a Loreto, proprio sotto la grande basilica, è uno di quei gioielli dell'imprenditoria e della creatività ai quali si tende lo sguardo stanco quando si parla di modello italiano. Ma come si crea oggi un successo "globale"? "Io Donna" è andato a scoprirlo. E ha incontrato un giovane italiano da esportazione, che lavora 20 ore al giorno e che, quando pensa, inventa. Oltre alle Winx, dalla matita di Iginio Straffi sono usciti Tommy & Oscar (presto diventerà un film, co-prodotto con la Rai), Prezzemolo, e la serie tratta dal fumetto Monster Allergy, in lavorazione.
Sivia Brena: Dunque, signor Straffi, chi l'ha ispirata? Iginio Straffi: «Chatwin, Simenon, Sergio Leone, Ingmar Bergman, film come Blade Runner. Vado avanti?». No, si fermi. E ripartiamo. Alla ricerca delle vere ragioni e regole che stanno dietro ad un fenomeno.
[Ragione n. 1 - il metabolismo della velocità.] IS: «Il primo a diagnosticarla fu il mio pediatra. Diceva a mia madre: "Signora, suo figlio è sano, ma ha un problema: va a 1000 giri e non si rilassa mai"».
SB: Numero di e-mail ricevute al giorno? IS: «Circa 200, tutte "evase". Attacco al mattino con il Giappone e smetto a notte con gli Usa. In mezzo, tutti i giorni ci stanno Germania, Singapore e Cina».
SB: Sì, ma molti rispondono alle e-mail tutto il giorno e non sono diventaiti re dei cartoon... IS: «Vuole una ragione? allora gliene do tre. 1) Abbiamo il controllo della proprietà intellettuale dei nostri prodotti: vale a dire siamo padroni delle nostre idee. 2) Per difendere il nostro prodotto, cioè le nostre idee, le abbiamo trasformate in licensing, questo ci ha garantito i diritti su tutto il nostro patrimonio. 3) La gente che lavora con noi arriva da tutto il mondo. Sì, siamo stati veloci». [Morale: non mollate le vostre idee a destra e a manca. Tutelatele, sono meglio della privacy.]
[Ragione n. 2 - Joanne. Ovvero che cosa fa una donna tenace accanto ad un uomo tenace.] SB: Già che cosa ci fa? IS: «Si sposa. Noi l'abbiamo fatto all'inizio di giugno. Lei è il mio braccio destro, il mio sostegno, anche morale. È stata lei ad aprirci i mercati d'Asia, a puntare con me sullo sviluppo del licensing».
SB: Bella dichiarazione. IS: «È la verità. La mia gioia maggiore è la sera, a casa, riepilogare insieme la giornata».
SB: Ma non siete un po' simbiotici? IS: «Al contrario. È catartico poter essere arrabbiati o felici in due per un successo».
SB: Mai uno screzio, una diversità di vedute? In fondo lei ha trascinato una manager cosmopolita di Singapore, che ha studiato marketing nel prestigioso Madison college del Wisconsin, nel profondo della provincia italica. IS: «Diversità di vedute sì, ovvio. Lei ha un approccio orientale. E americano. Per lei la gerarchia è sacra. Per me no. Lei pensa che un capo benvoluto non stia facendo bene il suo mestiere. Io adoro il consenso».
SB: Quando non vi vedete? IS: «Ci scriviamo. Le e-mail sono state per noi quello che una volta erano le lettere. Hanno tenuto vivo il rapporto». [Morale: trovatevi un partner complice e gran lavoratore. Aiuta anche a risparmiare uno stipendio.]
[Ragione n. 3 - La fiducia. E la vergogna.] SB: Chi ha creduto in lei? IS: «Il presidente di Rainbow, don Lamberto Pigini, un sacerdote ultraottantenne che aveva un'azienda stampatrice. Con lui abbiamo posto il primo mattone».
SB: Poi? IS: «Joanne».
SB: Scontato. IS: «E poi io lavoro in un clima di fiducia, è benefico. E sa perché? Perché non sono attrezzato per deludere. Chi lavora per me lo sa».
SB: Si spieghi meglio. C'entra la vergogna che si prova di fronte ad un fallimento? IS: «C'entra mia madre, che mi ripeteva: "Non mi fare vergognare, non mi fare far figure"». [Morale: rivalutare le mamme. Servono comunque.]
[Ragione n. 4 - La squadra.] SB: Quanto si lavora nella sua azienda? IS: «Tanto, ma spero con piacere».
SB: C'è il sindacato? IS: «No».
SB: No perché non serve o no perché lei non lo vuole? IS: «Da noi la parola chiave è passione. Nessuno qui è un ingranaggio. Siamo un'azienda "ad personam"».
SB: Bum. IS: «È così. Perché tutti vedono che le loro idee possono vivere. E si lavora insieme. Ogni serie, che viene sviluppata in sei-sette mesi, ha un team di dieci disegnatori che vi si dedica».
SB: Urla con i suoi? Blandisce o maltratta? IS: «Mi confronto. Tendo a spiegare. E posso cambiare idea dopo una chiaccherata con un collaboratore».
SB: Lei spiega le sue decisioni? IS: «Sempre. Motivo di dissidi con Joanne. Lei sostiene che una mia decisione non dovrebbe essere messa a confronto con le opinioni dei collaboratori. Ma per carattere ho bisogno del consenso». [Morale: puntate sulla filosofia creativa del consenso, aiuta.]
[Ragione n. 5 - Non mollare.] IS: «Abbiamo passato momenti durissimi. Gli inizi, lo scontro con la Disney che ci accusava di aver copiato le loro Witch. Poi però abbiamo vinto, anche perché alle Winx abbiamo iniziato a pensare nel 2000, con la Rai. Witch, il fumetto, è uscito nel maggio del 2001».
SB: Ha mai avuto voglia di mollare? IS: «Non l'ho fatto soprattutto per i ragazzi che lavorano con me». [Morale: non lavorate per voi soli. Siate responsabili.]
[Ragione n. 6 - Il processo creativo.] SB: Come nasce una buona idea? IS: «Le dico come sono nate le Winx. La prima idea mi è venuta guardando il giapponese Sailor Moon, la storia di cinque fatine...».
SB: Ha copiato! IS: «Mi sono ispirato. Il processo creativo prende vita elaborando il già visto».
SB: Insomma, nessuno inventa niente. IS: «Gli elementi base delle narrazioni sono sempre gli stessi, la bravura sta nel rimixarli. Guardi i giapponesi: hanno fatto Pokémon, poi Digimon, poi Dragonball».
SB: Un suo maestro, un mentore? IS: «Rodolfo Torti e Sergio Bonelli, due grandi del mondo dei fumetti».
SB: In concreto, lei che fa: si mette a tavolino con la matita in bocca? IS: «La gestazione è lunghissima. Può durare anche anni. Scrivo solo quando mi viene l'ispirazione». [Morale: non fatevi prendere dall'ansia]
[Ragione n. 7 - Le radici.] SB: Parliamo di Loreto. Strana collocazione per un'azienda di respiro globale. IS: «Siamo nati qui».
SB: Sì, ma la gente emigra. IS: «Non ce n'è ragione. Qui si vive meglio. Noi andiamo in spiaggia in pausa pranzo. E in mezzo al verde si lavora meglio».
SB: Sì, ma siete fuori da ogni rotta commerciale. IS: «Abbiamo le e-mail, i cellulari, i fax. Dal punto di vista commerciale, sì forse Milano sarebbe meglio. Ma ce la facciamo anche da qui».
SB: Come? IS: «Prendiamo giovani disegnatori da scuole come Urbino e li formiamo internamente. Assumiamo persone da tutto il mondo, ci sono molti stranieri, soprattutto nel marketing. Adorano vivere e lavorare nelle Marche».
SB: Ma lei si sente un provinciale? IS: «Sì, penso di sì».
SB: Definisca provinciale. IS: «Quando posso, mi piace andare la domenica a pranzo dai miei. È un rito, mi fa stare bene». [Morale: non cercate lo zen e l'arte di vivere meglio in lontane filosofie, tornatevene a casa vostra.]
Articolo pubblicato su Io Donna, supplemento del Corriere della Sera di sabato 10/09/2005.
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